mercoledì 28 gennaio 2015

Disquisizioni sul rapporto tra uomini e società

Tra l' etica e l' interesse,
tra gli uomini e le idee
vive l' eterna illusione
del sentirsi diversi.
Politici venduti,
società corrotte,
orrori di lontani ricordi
così diversi dal nostro
sentirci individui.

Quel senso di disgusto,
quella rabbia,
quel distinguo tra noi
piccoli uomini
e la storia
dimentica la
responsabilità passiva
di chi è parte del sistema
stesso.

La follia di Hitler,
milioni di morti,
uomini bruciati per gusto,
il silenzioso assenso
di una intera nazione.
Non voglio parlare di storia,
ma solo porre una domanda:
Se fosse stati li,
cosa avreste fatto?
Quanti di noi
deboli creature,
avrebbero visto bel nazismo
una soluzione;
uomini diversi
sono simili se li inverte posto.
So che negerete l' idea,
ma so che molte
creature terrene sono
schiave della propria cultura,
della propria educazione.

La demagogia è
l' arma più forte,
crea il consenso,
cerca una ragione,
trova una scusa, un nemico,
un' identità.

La faccia di Bil Laden,
quasi un fantasma, 
l'immagine di un nemico perfetto,
o Saddam l' emblema di una dittatura,
gli ebrei, i comunisti,
i fascisti, l' identificazione del nemico.

O la resistenza,
uomini che si unisco,
reagiscono, che si ribellano a un
sistema ingiusto,
che a volte scadono in eccessi
di violenza.

Il gusto del sangue,
i necrofili della televisione,
la tragedia raccontata
come spettacolo
al pubblico.

I romani davanti ai gladiatori,
le feste che si consumavano
osservando la morte.

Poi la pedofilia, l'incesto,
privilegio dei patrizi romani,
presente nella cultura greca
e in quasi tutte le civiltà antiche.

Come interpretare la storia?
Il ruolo della società?
Quello degli individui?

Emerge l'esigenza di una morale
comune, di un educazione
volta ai principi etici,
di una comunità socialmente
elevata.
L'evidenza ci insegna che la libertà
di molti (non tutti ovviamente)
è condizionata, a volte anche
come reazione all' esperienza,
al contesto formativo.


 

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